La terapia occupazionale studia e promuove l’occupazione, le abilità essenziali alla persona per partecipare attivamente nel proprio ambiente, per impegnarsi in attività soddisfacenti e gratificanti a livello personale e interpersonale, in base alla cultura d’appartenenza, razza, età. La terapia occupazionale consente dunque di promuovere la partecipazione al contesto sociale e la qualità della vita. Attraverso il “fare”, la persona sviluppa competenze e autonomie che favoriscono il proprio ruolo sociale, la propria autostima e dignità, la salute psicologica e fisica.
Le occupazioni sono fondamentali per l’identità, l’auto-efficacia ed il senso di competenza dell’utente e permettono inoltre di decidere come impiegare il proprio tempo, conferendo significato alle giornate. L’etimologia greca del termine ergoterapia (terapia occupazionale) esprime infatti il concetto dell’essere attivi: l’essere impegnati rappresenta un bisogno primario dell’essere umano e un’attività svolta in maniera mirata ha degli effetti terapeutici.
Questa attività può essere svolta in maniera professionale dalla figura del Terapista occupazionale.
Il terapista occupazionale è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, opera nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini fisici, psichici sia con disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, manuali – rappresentative, ludiche, della vita quotidiana.
Tali attività ludiche però possono essere svolte anche da un familiare o dalla collaboratrice presente in casa.
Qualche esempio?
- lettura di un quotidiano, di una rivista o libro;
- visione di foto di famiglia, della città, vacanze, paesaggi;
- visione di documentari;
- prendersi cura di una pianta;
- prendersi cura di animali di piccola taglia;
- ascolto di musica.
Vale anche sentirsi impegnati anche in una sola attività della gestione domestica, partecipando attivamente quotidianamente:
- apparecchiare il tavolo;
- piegare panni stesi;
- preparazione del caffè;
- pulizia del tavolo;
- versare l’acqua;
- sbucciare patate o frutta o verdura;
- affettare il pane;
- grattuggiare il parmigiano.
Tali attività sono di valido aiuto per il mantenimento delle attività manuali cognitive e percettive, esse devono impegnare senza affaticare né generare sentimenti di frustrazione; inoltre devono essere proporzionate all’età e alla “nuova” disabilità. Il prendersi cura dell’anziano richiede una concreta collaborazione con lo staff ospedaliero. E’ necessario tenere conto dei tempi, delle modalità, degli interessi e dei bisogni dell’anziano.