Busta paga colf e lavoratori domestici: chi deve farla e quando
Busta paga: come si fa
La busta paga è un obbligo previsto dal contratto collettivo dei lavoratori domestici. Questa dovrà essere redatta in duplice copia e, quindi, fatta firmare dal lavoratore. Deve contenere tutti i dati relativi al lavoro prestato, oltre a quelli anagrafici e contributivi; dunque, la retribuzione minima, il compenso relativo a festivi e straordinari, gli eventuali scatti di anzianità così come l’ eventuale compenso sostitutivo (corrisposto in forma di vitto e alloggio).
Busta paga: l’ articolo 33 del CCNL
La legge obbliga i datori di lavoro a corrispondere ai propri dipendenti insieme alla retribuzione anche un prospetto paga; fino a qualche tempo fa, però, tale obbligo non era prevista per il lavoro domestico. Tuttavia, è stato successivamente previsto dall’articolo 33, appunto, dal Contratto nazionale di categoria. Come si diceva, in base al contratto nazionale, al momento di corrispondere la retribuzione pattuita, la busta paga dovrà essere redatta in duplice copia; una andrà al datore di lavoro e firmata dal lavoratore, l’ altra andrà al lavoratore firmata dal datore di lavoro.
Busta paga: anche su carta semplice
D’ altra parte, non è insolito che il datore di lavoro corrisponda al proprio lavoratore domestico la retribuzione pattuita ma non la busta paga. Ciò avviene nella maggior parte dei casi in assoluta buonafede spesso anche in virtù di un profondo rapporto di fiducia tra le due parti. A questo punto, bisogna sottolineare ancora che la redazione della busta paga resta comunque un obbligo. Entrambe le parti, tra l’ altro, avranno meno di cui preoccuparsi se viene rispettato; infatti, il datore di lavoro sarà al riparo da denunce per mancato o parziale pagamento, il lavoratore potrà difendersi dalla possibilità di vedersi fare richieste incongrue. Insomma, il cedolino mensile – anche redatto su carta semplice (non per forza su modulo per ricevute) – permette di evitare qualsiasi vertenza lavorativa.